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Sud Sudan

Sud Sudan

> Africa Sub-Sahariana

Info

Popolazione
10.837.527
Crescita demografica
4,3 %
PIL
6.904.942.728 $
PIL pro capite
637 $
Fonte: OCSE

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni della presenza italiana di cooperazione

Nonostante la positiva conclusione del processo che ha condotto alla nascita del nuovo Stato del Sud Sudan il 9 luglio 2011, una serie di tensioni e conflitti hanno immediatamente interessato il nuovo Stato sia sul piano interno, ove si sono registrati numerosi scontri etnici – in particolare nella regione del Jonglei - sia sul piano internazionale, con il riacutizzarsi del conflitto con Khartoum. Con l’intesa raggiunta tra Khartoum e Juba è stata definita una dettagliata “roadmap” per portare a soluzione le numerose questioni bilaterali pendenti, incluse sicurezza e riattivazione della produzione del petrolio.

Le conseguenze umanitarie del conflitto sono state molto rilevanti con centinaia di migliaia di sfollati e di rifugiati in fuga dai bombardamenti, molti dei quali hanno varcato le frontiere dell’Etiopia e del Sud Sudan. Le stime per il 2013 prevedono che il numero di rifugiati in Sud Sudan sarà di 350.000 persone, in gran parte provenienti dal Sudan. Inoltre gli sfollati all’interno del paese (internally displaced) a causa delle violenze saranno circa 200.000, mentre circa 125.000 Sud sudanesi rientreranno nel Paese dal Sudan.

Pur se è potuto registrarsi un miglioramento della situazione di insicurezza alimentare nel Paese, secondo dati della FAO e del WFP, nel 2012 circa 4.7 milioni di sud sudanesi hanno sofferto di insicurezza alimentare, mentre nel 2013 il numero dovrebbe scendere a circa 4.1 milioni.

Gli indicatori economici e socio-sanitari della parte meridionale del Paese sono peggiori rispetto al nord. Nel rapporto 2012 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano, il Sudan è sceso dal 169 (UNDP 2011) al 171 posto (UNDP 2011), mentre il dato relativo al Sud Sudan non è ancora disponibile (il dato per il Sudan al momento include anche quello per il Sud Sudan). È tuttavia da segnalare un notevole potenziale di risorse umane formate principalmente all’estero che stanno facendo rientro nel Paese.

La cooperazione italiana è presente da diversi anni in Sud Sudan, in particolare nello Stato dei Laghi (Rumbek) e concentra i suoi interventi nel settore sanitario ed in quello educativo. Una tradizionale presenza è inoltre assicurata dal settore non governativo, particolarmente attivo nel sostegno agli ospedali della regione, alla salute materno-infantile ed alla riabilitazione dei portatori di handicap.

L’Italia ha svolto un ruolo di stabilizzazione importante nel processo di pace tra Sudan e Sud Sudan e la presenza della cooperazione italiana è particolarmente apprezzata, in considerazione della linea politica moderata e promotrice del dialogo che ha mantenuto negli anni.

 

2. Altri donatori internazionali di rilievo, coordinamento e possibilità di divisione del lavoro, esercizi di valutazione congiunta (harmonization - armonizzazione)

In Sud Sudan il coordinamento Governo/donatori è sempre stato più strutturato rispetto al Nord, ma alcune forme di azione comune come il JDT (Joint Donors Team) composto da UK, Olanda, Norvegia, Danimarca, Svezia e Canada, nato nel 2005 come una avanzatissima forma extra-U.E. di divisione del lavoro, hanno dimostrato anch’esse i propri limiti. Di fatto, e se non per i contributi al Multi Donors Trust Fund south (MDTF-S), il JDT non funziona più poiché ogni Cooperazione, per ragioni di visibilità e complessità amministrativo-contabili ha cominciato a realizzare indipendentemente i propri progetti.

Per far fronte a questa situazione i donatori, nel luglio 2009, hanno deciso di adottare un nuovo “patto” con il Governo del Sud denominato Sudan Contact che ha lo scopo di accelerare e concentrare gli esborsi del Multi Donors Trust Fund in settori ritenuti chiave ovvero: infrastrutture e trasporti e smobilitazione, in “cambio” di maggior trasparenza, rispetto delle regole e coinvolgimento nei piani settoriali da parte del Governo.

Al momento i principali partner dello sviluppo in Sud Sudan (USAID, DfID, EU, etc.) sono impegnati in un lavoro costante di coordinamento e di scambio di informazioni.

Per quanto riguarda invece il coordinamento in ambito strettamente europeo, va rilevato che già nei mesi precedenti alla formale proclamazione dell’indipendenza del nuovo Stato (luglio 2011), la Cooperazione italiana ha attivamente partecipato all’esercizio di programmazione congiunta (Joint Programming) della Commissione Europea, connesso alla stesura del programma di sostegno al SSDP (Southern Sudan Development Plan). Questo nella convinzione che il futuro del Sud Sudan rappresenta un’occasione unica per la UE di contribuire, in maniera coordinata, alla costruzione del nuovo Stato.

Nell’ambito di tale esercizio è stato avviato un processo di mappatura degli interventi di ogni Paese membro dell’UE, dove si sono identificate entità degli aiuti, settori e zone geografiche. L’obiettivo è fare in modo che ogni Paese UE indirizzi gli aiuti in settori dove possa avere vantaggi comparati e con criteri di concentrazione geografica. Per l’Italia, questo ha determinato la scelta di intervenire in due settori di presenza tradizionale e storica, sanità ed educazione, e di focalizzarsi sullo Stato dei Laghi, dove sono minori gli investimenti di sviluppo. Tuttavia la natura dei finanziamenti a disposizione - solitamente allocazioni annuali tramite decreto missioni - impedisce alla Cooperazione Italiana di avere risorse programmabili per più anni e di partecipare pienamente all’esercizio comune europeo. La strategia è pertanto quello di coordinarsi con la Delegazione, seguendo l’approccio di concentrazione settoriale e territoriale, e di canalizzare le risorse disponibili attraverso Agenzie multilaterali e ONG italiane.

Gli ultimi dati dell’Unione Europea collocano l’Italia al sesto posto tra gli Stati Membri per ammontare di finanziamenti per progetti tuttora in fase di implementazione nel Paese. I rapporti con le controparti si sono intensificati grazie alla presenza in loco, a partire da fine Ottobre 2012, di un collaboratore tecnico presso l’antenna dell’UTL di Addis Abeba a Juba; ciò ha permesso di sviluppare dei rapporti con le varie agenzie delle Nazioni Unite, con l’Unione Europea, con numerose ONG, con le altre Rappresentanze Diplomatiche e uffici di cooperazione, oltre che con il Governo Locale.

 

3. Altre espressioni del Sistema italiano di Cooperazione presenti nel Paese (Ong, Università, enti locali, settore privato) ed eventuali modalità di un loro coinvolgimento

Attraverso le ONG, la Cooperazione Italiana è presente in Sud Sudan sin dalla fine degli anni Ottanta, soprattutto nel settore dello sviluppo agricolo, sociale e nel campo sanitario, in particolare attraverso il sostegno alle strutture ospedaliere e la formazione e con particolare riguardo alla salute materna e neonatale. Il contributo della Cooperazione Italiana alle iniziative promosse dalle ONG Italiane è stato, nel 2012, di oltre 4 milioni di Euro: attualmente sono in corso progetti realizzati da AISPO, AMREF, AVSI, CISP, CUAMM, CEFA, OVCI, con l’obiettivo generale di migliorare l’accesso ai servizi di base della popolazione sud sudanese.

Numerose manifestazioni di apprezzamento sono giunte da parte dei beneficiari e delle Autorità locali per l’operato delle ONG italiane in tale settore.

In un’ottica di cooperazione sistemica, verrà ricercato il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti del sistema di cooperazione in loco e, nel momento in cui le condizioni socio-economiche e di sicurezza del Paese lo consentiranno, anche con il settore privato, enti territoriali, universitari e di ricerca.

 

4. Obiettivi generali della cooperazione italiana nel Paese, loro condivisione con la controparte e loro coerenza con gli orientamenti internazionali in materia di efficacia dello sviluppo

Con l’indipendenza del Paese si è assistitito a un passaggio di competenza del Sud Sudan dall’UTL di Khartoum all’Ambasciata e all’UTL di Addis Abeba.

La strategia di intervento, così come stabilita dalla DGCS, è riassunta nel ‘Programma Indicativo di Cooperazione Italo-Sudanese 2010-2011’, elaborato, tuttavia, sulla base di una prospettiva unitaria di Sudan e Sud Sudan, pur se concordato con tutte le controparti locali.

Tale strategia, concertata con altri donatori operanti nel Paese, si è focalizzata sulla lotta alla povertà e sul miglioramento delle condizioni di vita dei gruppi più vulnerabili, in linea con gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite e con il Piano di Sviluppo nazionale sud sudanese 2011-2013.

L’attuale azione della Cooperazione Italiana in Sud Sudan si pone in stretta continuità con le iniziative precedenti all’indipendenza, confermando la sua concentrazione in campo sociale nei settori dell’istruzione primaria e della sanità, creando sinergie in termini di benificiari, in particolare donne e bambini. Accanto a

tale linea direttrice, come risposta al perdurante stato di emergenza in cui versa il Paese, la Cooperazione ha indirizzato una parte consistente del proprio contributo verso il settore umanitario. Nel 2012 sono proseguite o sono state finanziate diverse iniziative, attraverso canali differenti: multilaterale e bilaterale, inclusi i contributi alle ONG, per un totale complessivo di circa 20 milioni di euro.

La presenza italiana si caratterizza per interventi integrati e sinergici che hanno conosciuto l’apprezzamento da parte dalle autorità governative locali. Il supporto diretto al sistema sanitario si realizza attraverso iniziative a supporto dei pochi ospedali presenti nel Paese: l’ospedale di Rumbek (nello Stato dei Laghi), sostenuto da un progetto, da poco concluso, di 3 milioni di euro in gestione diretta, gli ospedali di Yirol (Stato dei Laghi) e Lui (Western Equatoria), attraverso progetti promossi dall’ONG CUAMM.

Tali direttrici generale dell’azione della cooperazione italiana nel Paese, si pongono in continuità con le priorità identificate nel Southern Sudan Development Plan 2011-2013, presentato a Juba nel novembre 2010, che ha individuato 4 pilastri: Governance, crescita economica, sviluppo umano e sociale e sicurezza/prevenzione dei conflitti.

 

5. Settori prioritari d’intervento e risultati attesi

Nel corso del 2012, il sostegno italiano al Sud Sudan è stato assicurato attraverso le risorse stanziate con il “decreto missioni”, per circa 4,5 milioni di euro sul canale multilaterale ordinario. Grazie a tali risorse sono stati concessi: un contributo ad UNICEF (1,5 milioni) per la fornitura dei servizi sanitari di base per l’infanzia; un finanziamento per l’OIM (1,5 milioni) volto all’assistenza dei rifugiati sudanesi coinvolti nei conflitti in atto negli Stati del Sud Kordofan e Southern Blue Nile; un contributo di 1,5 milioni di euro, disposto congiuntamente per UNICEF ed OIM, finalizzato al rafforzamento istituzionale del Ministero per gli Affari Umanitari e Gestione dei Disastri (MHADM) e della Commissione per l’Emergenza e la Riabilitazione (RRC)”, nel quadro dell’Appello Consolidato delle Nazioni Unite per il Sud Sudan per il 2012 (CAP- 012); ed infine un contributo di 462.761 euro ad UNOPS per la valorizzazione del progetto che la Cooperazione italiana ha realizzato in gestione diretta a beneficio dei servizi sanitari nello Stato dei Laghi, conclusosi recentemente.

Con le risorse stanziate a favore del Sud Sudan dal decreto missioni 2013, che sul canale multilaterale ordinario ammontano ad 1,3 milioni di euro, si prevede di concedere ulteriori contributi ad UNOPS ed UNICEF/OIM per attività nel settore sanitario A valere sul canale emergenza, è in preparazione una proposta di finanziamento di 500.000 euro che sarà realizzata attraverso ONG italiane. La proposta riguarderà lo stato dei Laghi e sarà destinata a ONG che hanno esperienza in loco. Non avrà una limitazione settoriale. saranno quindi ammissibili al finanziamento progetti presentati da ONG italiane in ambito sanità, educazione, agricoltura, acqua. Per monitoraggio e controllo delle attività in corso e per il coordinamento donatori si cercherà inoltre di finanziare un apposito programma di assistenza tecnica, sul canale bilaterale, del valore di circa 500.000 Euro.

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Info

Popolazione
10.837.527
Crescita demografica
4,3 %
PIL
6.904.942.728 $
PIL pro capite
637 $
Fonte: OCSE

Gli aiuti nel tempo

Le variazioni negli anni delle risorse impegnante ed erogate per l'aiuto pubblico bilaterale e multi-bilaterale.



Impegnati
Erogati

Year Impegnati Erogati
2004 0 0
2005 0 0
2006 0 0
2007 0 0
2008 0 0
2009 0 0
2010 0 0
2011 1.40657e+11 1.26672e+11
2012 7.43408e+12 6.9626e+12
2013 2.53204e+12 1.45536e+12
2014 9.14676e+12 6.05741e+12
2015 1.180628054e+13 1.150089416e+13
2016 7.0429654e+12 9.98554204e+12

L'Aiuto in numeri

Bilaterale e Multi-Bilaterale

36

I progetti della cooperazione italiana nel mondo

€ 7.042.965

I fondi complessivi impegnati

€ 9.985.542

I fondi complessivi erogati

Per cosa vengono utilizzati?

Lo scopo / settore di destinazione di un contributo bilaterale viene identificato rispondendo alla domanda "quale settore specifico della struttura economica e sociale del destinatario il trasferimento è destinato a promuovere". La classificazione per settore non fa riferimento al tipo di beni o servizi forniti dal donatore ma al settore a cui sono diretti: ad esempio la formazione in agricoltura non viene riportata nel settore Educazione ma Agricoltura, la costruzione di infrastrutture per lo stoccaggio agricolo non viene riportata nel settore Costruzione ma Agricoltura, ecc leggi tutto chiudi

Aiuto umanitario 4.630.856
Infrastrutture e servizi sociali 2.226.160
Settori produttivi 93.939
Sostegno al Bilancio ed alle importazioni 92.010

Con quali strumenti?

Identifica le modalità utilizzate nell’erogazione dell’aiuto e prende a riferimento il primo destinatario (ad esempio, il paese beneficiario, un organismo multilaterale, o un fondo comune) che riceve i fondi direttamente dal donatore. leggi tutto chiudi

Progetti di cooperazione 4.832.860
Contributi al bilancio di organismi di cooperazione internazionale e a fondi comuni di donatori 2.210.105

Chi finanzia?

Enti governativi (a livello centrale, statale o locale) che finanziano le iniziative di Aiuto Pubblico allo Sviluppo con fondi attinti direttamente dal proprio bilancio.
  leggi tutto chiudi

AICS - Agenzia Italiana di Cooperazione e Sviluppo (DGCS fino al 2015) 4.440.525
Amministrazioni Centrali 2.210.105
Amministrazioni Locali 392.335

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni della presenza italiana di cooperazione

Nonostante la positiva conclusione del processo che ha condotto alla nascita del nuovo Stato del Sud Sudan il 9 luglio 2011, una serie di tensioni e conflitti hanno immediatamente interessato il nuovo Stato sia sul piano interno, ove si sono registrati numerosi scontri etnici – in particolare nella regione del Jonglei - sia sul piano internazionale, con il riacutizzarsi del conflitto con Khartoum. Con l’intesa raggiunta tra Khartoum e Juba è stata definita una dettagliata “roadmap” per portare a soluzione le numerose questioni bilaterali pendenti, incluse sicurezza e riattivazione della produzione del petrolio.

Le conseguenze umanitarie del conflitto sono state molto rilevanti con centinaia di migliaia di sfollati e di rifugiati in fuga dai bombardamenti, molti dei quali hanno varcato le frontiere dell’Etiopia e del Sud Sudan. Le stime per il 2013 prevedono che il numero di rifugiati in Sud Sudan sarà di 350.000 persone, in gran parte provenienti dal Sudan. Inoltre gli sfollati all’interno del paese (internally displaced) a causa delle violenze saranno circa 200.000, mentre circa 125.000 Sud sudanesi rientreranno nel Paese dal Sudan.

Pur se è potuto registrarsi un miglioramento della situazione di insicurezza alimentare nel Paese, secondo dati della FAO e del WFP, nel 2012 circa 4.7 milioni di sud sudanesi hanno sofferto di insicurezza alimentare, mentre nel 2013 il numero dovrebbe scendere a circa 4.1 milioni.

Gli indicatori economici e socio-sanitari della parte meridionale del Paese sono peggiori rispetto al nord. Nel rapporto 2012 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano, il Sudan è sceso dal 169 (UNDP 2011) al 171 posto (UNDP 2011), mentre il dato relativo al Sud Sudan non è ancora disponibile (il dato per il Sudan al momento include anche quello per il Sud Sudan). È tuttavia da segnalare un notevole potenziale di risorse umane formate principalmente all’estero che stanno facendo rientro nel Paese.

La cooperazione italiana è presente da diversi anni in Sud Sudan, in particolare nello Stato dei Laghi (Rumbek) e concentra i suoi interventi nel settore sanitario ed in quello educativo. Una tradizionale presenza è inoltre assicurata dal settore non governativo, particolarmente attivo nel sostegno agli ospedali della regione, alla salute materno-infantile ed alla riabilitazione dei portatori di handicap.

L’Italia ha svolto un ruolo di stabilizzazione importante nel processo di pace tra Sudan e Sud Sudan e la presenza della cooperazione italiana è particolarmente apprezzata, in considerazione della linea politica moderata e promotrice del dialogo che ha mantenuto negli anni.

 

2. Altri donatori internazionali di rilievo, coordinamento e possibilità di divisione del lavoro, esercizi di valutazione congiunta (harmonization - armonizzazione)

In Sud Sudan il coordinamento Governo/donatori è sempre stato più strutturato rispetto al Nord, ma alcune forme di azione comune come il JDT (Joint Donors Team) composto da UK, Olanda, Norvegia, Danimarca, Svezia e Canada, nato nel 2005 come una avanzatissima forma extra-U.E. di divisione del lavoro, hanno dimostrato anch’esse i propri limiti. Di fatto, e se non per i contributi al Multi Donors Trust Fund south (MDTF-S), il JDT non funziona più poiché ogni Cooperazione, per ragioni di visibilità e complessità amministrativo-contabili ha cominciato a realizzare indipendentemente i propri progetti.

Per far fronte a questa situazione i donatori, nel luglio 2009, hanno deciso di adottare un nuovo “patto” con il Governo del Sud denominato Sudan Contact che ha lo scopo di accelerare e concentrare gli esborsi del Multi Donors Trust Fund in settori ritenuti chiave ovvero: infrastrutture e trasporti e smobilitazione, in “cambio” di maggior trasparenza, rispetto delle regole e coinvolgimento nei piani settoriali da parte del Governo.

Al momento i principali partner dello sviluppo in Sud Sudan (USAID, DfID, EU, etc.) sono impegnati in un lavoro costante di coordinamento e di scambio di informazioni.

Per quanto riguarda invece il coordinamento in ambito strettamente europeo, va rilevato che già nei mesi precedenti alla formale proclamazione dell’indipendenza del nuovo Stato (luglio 2011), la Cooperazione italiana ha attivamente partecipato all’esercizio di programmazione congiunta (Joint Programming) della Commissione Europea, connesso alla stesura del programma di sostegno al SSDP (Southern Sudan Development Plan). Questo nella convinzione che il futuro del Sud Sudan rappresenta un’occasione unica per la UE di contribuire, in maniera coordinata, alla costruzione del nuovo Stato.

Nell’ambito di tale esercizio è stato avviato un processo di mappatura degli interventi di ogni Paese membro dell’UE, dove si sono identificate entità degli aiuti, settori e zone geografiche. L’obiettivo è fare in modo che ogni Paese UE indirizzi gli aiuti in settori dove possa avere vantaggi comparati e con criteri di concentrazione geografica. Per l’Italia, questo ha determinato la scelta di intervenire in due settori di presenza tradizionale e storica, sanità ed educazione, e di focalizzarsi sullo Stato dei Laghi, dove sono minori gli investimenti di sviluppo. Tuttavia la natura dei finanziamenti a disposizione - solitamente allocazioni annuali tramite decreto missioni - impedisce alla Cooperazione Italiana di avere risorse programmabili per più anni e di partecipare pienamente all’esercizio comune europeo. La strategia è pertanto quello di coordinarsi con la Delegazione, seguendo l’approccio di concentrazione settoriale e territoriale, e di canalizzare le risorse disponibili attraverso Agenzie multilaterali e ONG italiane.

Gli ultimi dati dell’Unione Europea collocano l’Italia al sesto posto tra gli Stati Membri per ammontare di finanziamenti per progetti tuttora in fase di implementazione nel Paese. I rapporti con le controparti si sono intensificati grazie alla presenza in loco, a partire da fine Ottobre 2012, di un collaboratore tecnico presso l’antenna dell’UTL di Addis Abeba a Juba; ciò ha permesso di sviluppare dei rapporti con le varie agenzie delle Nazioni Unite, con l’Unione Europea, con numerose ONG, con le altre Rappresentanze Diplomatiche e uffici di cooperazione, oltre che con il Governo Locale.

 

3. Altre espressioni del Sistema italiano di Cooperazione presenti nel Paese (Ong, Università, enti locali, settore privato) ed eventuali modalità di un loro coinvolgimento

Attraverso le ONG, la Cooperazione Italiana è presente in Sud Sudan sin dalla fine degli anni Ottanta, soprattutto nel settore dello sviluppo agricolo, sociale e nel campo sanitario, in particolare attraverso il sostegno alle strutture ospedaliere e la formazione e con particolare riguardo alla salute materna e neonatale. Il contributo della Cooperazione Italiana alle iniziative promosse dalle ONG Italiane è stato, nel 2012, di oltre 4 milioni di Euro: attualmente sono in corso progetti realizzati da AISPO, AMREF, AVSI, CISP, CUAMM, CEFA, OVCI, con l’obiettivo generale di migliorare l’accesso ai servizi di base della popolazione sud sudanese.

Numerose manifestazioni di apprezzamento sono giunte da parte dei beneficiari e delle Autorità locali per l’operato delle ONG italiane in tale settore.

In un’ottica di cooperazione sistemica, verrà ricercato il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti del sistema di cooperazione in loco e, nel momento in cui le condizioni socio-economiche e di sicurezza del Paese lo consentiranno, anche con il settore privato, enti territoriali, universitari e di ricerca.

 

4. Obiettivi generali della cooperazione italiana nel Paese, loro condivisione con la controparte e loro coerenza con gli orientamenti internazionali in materia di efficacia dello sviluppo

Con l’indipendenza del Paese si è assistitito a un passaggio di competenza del Sud Sudan dall’UTL di Khartoum all’Ambasciata e all’UTL di Addis Abeba.

La strategia di intervento, così come stabilita dalla DGCS, è riassunta nel ‘Programma Indicativo di Cooperazione Italo-Sudanese 2010-2011’, elaborato, tuttavia, sulla base di una prospettiva unitaria di Sudan e Sud Sudan, pur se concordato con tutte le controparti locali.

Tale strategia, concertata con altri donatori operanti nel Paese, si è focalizzata sulla lotta alla povertà e sul miglioramento delle condizioni di vita dei gruppi più vulnerabili, in linea con gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite e con il Piano di Sviluppo nazionale sud sudanese 2011-2013.

L’attuale azione della Cooperazione Italiana in Sud Sudan si pone in stretta continuità con le iniziative precedenti all’indipendenza, confermando la sua concentrazione in campo sociale nei settori dell’istruzione primaria e della sanità, creando sinergie in termini di benificiari, in particolare donne e bambini. Accanto a

tale linea direttrice, come risposta al perdurante stato di emergenza in cui versa il Paese, la Cooperazione ha indirizzato una parte consistente del proprio contributo verso il settore umanitario. Nel 2012 sono proseguite o sono state finanziate diverse iniziative, attraverso canali differenti: multilaterale e bilaterale, inclusi i contributi alle ONG, per un totale complessivo di circa 20 milioni di euro.

La presenza italiana si caratterizza per interventi integrati e sinergici che hanno conosciuto l’apprezzamento da parte dalle autorità governative locali. Il supporto diretto al sistema sanitario si realizza attraverso iniziative a supporto dei pochi ospedali presenti nel Paese: l’ospedale di Rumbek (nello Stato dei Laghi), sostenuto da un progetto, da poco concluso, di 3 milioni di euro in gestione diretta, gli ospedali di Yirol (Stato dei Laghi) e Lui (Western Equatoria), attraverso progetti promossi dall’ONG CUAMM.

Tali direttrici generale dell’azione della cooperazione italiana nel Paese, si pongono in continuità con le priorità identificate nel Southern Sudan Development Plan 2011-2013, presentato a Juba nel novembre 2010, che ha individuato 4 pilastri: Governance, crescita economica, sviluppo umano e sociale e sicurezza/prevenzione dei conflitti.

 

5. Settori prioritari d’intervento e risultati attesi

Nel corso del 2012, il sostegno italiano al Sud Sudan è stato assicurato attraverso le risorse stanziate con il “decreto missioni”, per circa 4,5 milioni di euro sul canale multilaterale ordinario. Grazie a tali risorse sono stati concessi: un contributo ad UNICEF (1,5 milioni) per la fornitura dei servizi sanitari di base per l’infanzia; un finanziamento per l’OIM (1,5 milioni) volto all’assistenza dei rifugiati sudanesi coinvolti nei conflitti in atto negli Stati del Sud Kordofan e Southern Blue Nile; un contributo di 1,5 milioni di euro, disposto congiuntamente per UNICEF ed OIM, finalizzato al rafforzamento istituzionale del Ministero per gli Affari Umanitari e Gestione dei Disastri (MHADM) e della Commissione per l’Emergenza e la Riabilitazione (RRC)”, nel quadro dell’Appello Consolidato delle Nazioni Unite per il Sud Sudan per il 2012 (CAP- 012); ed infine un contributo di 462.761 euro ad UNOPS per la valorizzazione del progetto che la Cooperazione italiana ha realizzato in gestione diretta a beneficio dei servizi sanitari nello Stato dei Laghi, conclusosi recentemente.

Con le risorse stanziate a favore del Sud Sudan dal decreto missioni 2013, che sul canale multilaterale ordinario ammontano ad 1,3 milioni di euro, si prevede di concedere ulteriori contributi ad UNOPS ed UNICEF/OIM per attività nel settore sanitario A valere sul canale emergenza, è in preparazione una proposta di finanziamento di 500.000 euro che sarà realizzata attraverso ONG italiane. La proposta riguarderà lo stato dei Laghi e sarà destinata a ONG che hanno esperienza in loco. Non avrà una limitazione settoriale. saranno quindi ammissibili al finanziamento progetti presentati da ONG italiane in ambito sanità, educazione, agricoltura, acqua. Per monitoraggio e controllo delle attività in corso e per il coordinamento donatori si cercherà inoltre di finanziare un apposito programma di assistenza tecnica, sul canale bilaterale, del valore di circa 500.000 Euro.