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Kenya

Kenya

> Africa Sub-Sahariana

Info

Popolazione
43.178.141
Crescita demografica
2,7 %
PIL
27.611.504.682 $
PIL pro capite
639 $
Fonte: OCSE

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni della presenza italiana di cooperazione

La Cooperazione italiana è profondamente radicata nel Paese. Le attività della cooperazione governativa hanno avuto inizio nel 1985 con la ratifica di un primo accordo bilaterale tra i due Paesi, mentre risale al 1991 un importante accordo di programmazione triennale, del valore di circa 185 miliardi di lire. Nel 1997 è stata istituita l'Unità Tecnica Locale di Nairobi con competenza su Kenya, Somalia, Tanzania e Seychelles e, con le linee guida programmatiche 2011-2013, il Kenya ha acquisito per la Cooperazione italiana lo status di Paese prioritario, che mantiene ancora oggi. Nel corso degli ultimi 30 anni l’Italia ha rivolto verso Nairobi aiuti per oltre 134 milioni di euro a dono e circa 50 milioni di euro a credito d’aiuto.

Dal 2003 ha avuto inizio una stagione di riforme strutturali volte a rafforzare le Istituzioni, combattere la corruzione e favorire lo sviluppo economico. Lo stesso Governo kenyano ha più volte dichiarato di ispirarsi ai principi della Dichiarazione di Parigi in materia di Efficacia degli aiuti pubblici allo sviluppo e la Cooperazione italiana partecipa al coordinamento degli aiuti pubblici allo sviluppo sin dal 2004.

La priorità della cooperazione italo-kenyota è la lotta alla povertà, con particolare attenzione allo sviluppo rurale, all'acqua e alla salute, affiancate da interventi puntuali nel settore della riqualificazione delle aree urbane e periurbane degradate.

 

2. Altri donatori internazionali di rilievo, coordinamento e possibilità di divisione del lavoro, esercizi di valutazione congiunta (harmonization - armonizzazione)

La Cooperazione Italiana partecipa attivamente al processo di allineamento e coordinamento degli aiuti pubblici allo sviluppo sin dal 2004, quando fu creato il Donor Coordination Group (DCG) sulla scia del primo High Level Forum sull’efficacia degli aiuti, tenutosi Roma due anni prima. IL DCG riunisce le rappresentanze dei donatori internazionali .

Il dialogo tra la comunità dei donatori e il Governo kenyota avviene attraverso il Development Partnership Forum: riunione di alto livello in cui si discute semestralmente dei risultati conseguiti, delle priorità future per lo sviluppo del Kenya e di come gli aiuti internazionali possano contribuire alla realizzazione della Vision 2030. Sede di dialogo tra Governo e donatori è anche l’HAC Group (Harmonization, Alignment and Coordination) – ribattezzato successivamente AEG (Aid Effectiveness Group) - il quale è presieduto dal Governo del Kenya e coordina i lavori di diversi gruppi settoriali. Al di là delle riunioni di coordinamento, il documento specifico sull’efficacia degli aiuti è il Kenya Joint Assistance Strategy (KJAS), è stato approvato nel 2007 e rivisto nel 2009, esso contiene diverse raccomandazioni e stabilisce un Results Assessment Framework per valutare i risultati conseguiti.

Nel 2010, la Cooperazione Italiana ha partecipato alla firma del Joint Statement of Intent, documento programmatico finalizzato a definire gli obiettivi e le principali attività da realizzarsi da parte del Gruppo sull'Efficacia dell'aiuto. In tale contesto, è stato possibile finanziare attività di supporto alle controparti attraverso il Progetto di sostegno alle politiche sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo, fatto che ha permesso di garantire un ruolo attivo della Cooperazione Italiana nell'ambito del concerto dei donatori.

Obiettivo prioritario è quello di lavorare per perfezionare il processo di divisione del lavoro tra i donatori: alcuni settori restano ancora “orfani”, come lo sviluppo metropolitano di Nairobi, o quello della governance.

Il governo kenyota si è impegnato ad armonizzare la definizione dei settori d’intervento tra i suoi vari documenti: la Vision 2030, il Mid Term Plan e il Mid Term Expenditure Framework. La nuova definizione dei settori sarà poi utile per l’allineamento dei Sector Working Groups e lo sviluppo dei Sector Wide Approach, in un’ottica di maggiore e più efficiente concentrazione dell’aiuto.

Inoltre, i Paesi donatori europei si coordinano tra loro mediante un apposito consiglio (EUDC), le cui deliberazioni hanno acquisito maggiore importanza ed incisività in seguito all’approvazione del Codice di Condotta Europeo in materia di aiuti allo sviluppo.

A seguito della proposta avanzata dalla Commissione Europea nel corso della riunione dei Direttori Generali per la Cooperazione allo Sviluppo dell’UE (Bruxelles, 12.12.2012), relativa all’avvio della Programmazione Congiunta UE-Stati Membri, la DGCS ha identificato il Kenya come paese partner dell’iniziativa.

Nel corso del 2013 l’esercizio di Gestione Centralizzata Indiretta sarà finalizzato, anche grazie ad una missione di assistenza tecnica da Bruxelles richiesta dalla Delegazione dell’Unione Europea a Nairobi. Nonostante il processo sia ancora nelle sue prime fasi, la maggior parte degli Stati Membri, tra cui l’Italia, hanno confermato il proprio interesse a collaborare all’esercizio. In termini pratici, durante tutto il 2013 si procederà a stabilire (UE-Stati Membri) il piano d’azione per rendere effettiva la Programmazione Congiunta alla luce del Medium Term Plan 2.

 

3. Altre espressioni del Sistema italiano di Cooperazione presenti nel Paese (Ong, Università, enti locali, settore privato) ed eventuali modalità di un loro coinvolgimento

Sarà potenziata la collaborazione tra i vari attori italiani operanti sul territorio attraverso sinergie con le ONG, con la società civile e con autorità ed istituzioni locali italiane, nonché con operatori privati attivi in prevalenza nel settore turistico, al fine di valorizzare le peculiari caratteristiche del Sistema Italia basato su ampie autonomie amministrative e decisionali in un diffuso sistema solidaristico complementare all’azione centrale svolta dal Ministero degli Affari Esteri.

 

4. Obiettivi generali della cooperazione italiana nel Paese, loro condivisione con la controparte e loro coerenza con gli orientamenti internazionali in materia di efficacia dello sviluppo

Il Kenya Vision 2030, documento strategico per lo sviluppo del Paese, elaborato nel 2007, ha identificato tre pilastri per lo sviluppo del paese: economico; sociale; e politico. Per ogni pilastro, sono identificate azioni prioritarie per raggiungere tre specifici obiettivi: una crescita economica annua sostenuta al 10%, nei prossimi 25 anni; uno sviluppo equo e coeso, in un ambiente ecologicamente sostenibile e sicuro; una democrazia responsabile, incentrata sui cittadini e orientata ai risultati.

Sulla base dei traguardi raggiunti e delle difficoltà incontrate nell’attuazione del primo Mid Term Plan 2008- 2012, il 2012 ha visto l’avvio delle consultazioni per la preparazione del Mid term plan II 2013-2017, il nuovo piano d’azione quinquennale che affianca il Kenya Vision 2030.

Obiettivo principale per il secondo piano è la riduzione della povertà, con la creazione di un milione di posti di lavoro all’anno, promuovendo una “crescita inclusiva e verde”, con maggiori investimenti nell’educazione, sanità e agricoltura e favorendo un approccio basato sui diritti umani e sulla riduzione delle disuguaglianza sociali. Altra priorità del Mid Term Plan II sono le infrastrutture, in particolare la costruzione di nuovi bypass per ridurre le distanze con i Paesi confinanti. Si vuole investire, infine, sui trasporti e le comunicazione e si punta a rilanciare il settore turistico.

La Cooperazione Italiana si prefigge, nella prossima programmazione e nella definizione dei settori d’intervento, di tenere in considerazione le priorità di sviluppo del Paese, esplicitate in particolar modo nel Kenya Vision 2030 e nel documento strategico di coordinamento degli aiuti internazionali per le politiche di sviluppo nazionali (Kenya Joint Assistance Strategy – KJAS), oltre naturalmente agli Obiettivi del Millennio, come del resto già avvenuto nell’identificazione delle iniziative di cooperazione degli scorsi anni. La strategia italiana, inoltre, è accompagnata da una razionalizzazione territoriale al fine di conseguire gli obiettivi di sviluppo rurale e urbano stabiliti dalle strategie nazionali.

La Cooperazione italiana ha potuto sperimentare concretamente l’efficienza dei country systems nei casi in cui le iniziative siano oggetto di adeguato monitoraggio. Esempi, a tal proposito, sono rappresentati dai numerosi progetti finanziati dal sistema di conversione del debito (Kenya-Italy Debt for Development Programme) e dal Programma integrato di sviluppo di Ngomeni-Malindi, interamente gestiti dalle istituzioni pubbliche e governative secondo le procedure nazionali finanziarie e gestionali.

L’utilizzo dei sistemi nazionali sarà rafforzato, sulla base dei principi stabiliti nelle Dichiarazioni di Roma e Parigi e nella “Accra Agenda for Action” per il miglioramento dell’efficacia dell’Aiuto Pubblico allo

Sviluppo (APS). L’Italia si impegna a garantire una sostanziale continuità nel sostegno e una corretta prevedibilità degli impegni finanziari assunti.

Nel rispetto della regolamentazione keniota, l’Italia fa riferimento al Ministero delle Finanze per la notifica degli orientamenti di cooperazione allo sviluppo, in quanto organismo designato ad interloquire con i Paesi donatori. Il suddetto Ministero svolge una funzione di coordinamento e raccordo con gli altri Ministeri e con i Donatori allo scopo di conciliare le esigenze dei Paesi che forniscono APS con le richieste che confluiscono dai vari Ministeri, e di evitare sovrapposizioni e repliche nelle iniziative finanziate.

 

5. Settori prioritari d’intervento e risultati attesi

Mantenendo l’impegno a sostenere il Governo del Kenya nella lotta contro la povertà e nel perseguimento degli ODM, l’Italia, sulla base delle linee guida della Cooperazione Italiana, e d’intesa con le principali autorità governative keniote e con gli altri donatori presenti nel Paese, nonché sulla scorta dell’esperienza maturata, ha individuato quali settori prioritari il settore idrico, lo sviluppo urbano e lo sviluppo rurale. L’individuazione e la definizione dei predetti settori sono realizzate d’intesa con la società civile e con i rappresentanti delle ONG che operano sul territorio. La strategia italiana è incentrata sulla concentrazione settoriale degli interventi, accompagnata da una razionalizzazione territoriale degli stessi al fine di determinare un approccio strategico complessivo di lotta alla povertà, basato sul conseguimento degli obiettivi di sviluppo rurale e di sviluppo urbano stabiliti dalle strategie elaborate dal Governo keniota.

Per quanto concerne il settore idrico, l’Italia intende concentrare progressivamente i propri interventi nei sottosettori dell’irrigazione, della bonifica e della gestione delle risorse idriche, in un’ottica di conservazione ambientale e di sviluppo rurale. La scelta di tali sottosettori è dovuta sia alla pregressa esperienza maturata in questo ambito (la Cooperazione Italiana ha assunto una presenza considerevole grazie alle ingenti risorse investitevi dal Kenya-Italy Debt for Development Program e al lancio di importanti crediti d’aiuto), che all’esigenza di conformità alle direttive contenute nella Dichiarazione di Parigi e nell’Agenda di Accra in materia di divisione del lavoro.

Si intende pertanto privilegiare le iniziative volte a:

  • recuperare i terreni rurali degradati, mediante opportune tecniche di raccolta e di regimazione delle acque, e di sistemazione dei suoli;
  • incrementare la produzione agricola, mediante la valorizzazione irrigua di aree a ciò votate;
  • contribuire alla conservazione ambientale dei principali bacini imbriferi del Paese, tramite opportuni interventi concordati con le autorità nazionali preposte.

In merito al settore dello sviluppo urbano, l’Italia ha promosso il progetto di riqualificazione urbana dello slum di Korogocho. L’intervento, finanziato tramite i fondi messi a disposizione dall’accordo di conversione del debito ed in linea con le politiche nazionali di riferimento (i.e. KENSUP Kenya Slum Upgrading Programme) ed il VI Obiettivo del Millennio, si prefigge, da un lato, d’affrontare tutte le problematiche strutturali per una duratura riabilitazione urbana, dall’altro, d’intervenire a livello politico in merito alla questione della proprietà della terra, indispensabile per aumentare il livello di sicurezza degli abitanti delle baraccopoli. Oltre ad interventi infrastrutturali, il progetto, sulla base di un approccio olistico e partecipativo volto a risolvere le principali problematiche sociali ed urbanistiche legate alla riqualificazione dell’area, sostiene anche interventi nel settore sanitario ed idrico al fine d’assicurare un ampio impatto in termini di lotta alla povertà ed un reale miglioramento delle condizioni di vita.

Particolare attenzione viene dedicata alla tematica trasversale dell’uguaglianza di genere. In particolare, tramite il progetto di sostegno alle politiche sull’efficacia degli aiuti allo sviluppo, sono stati predisposti due documenti: il “Rapid Gender Assessment Report” e le “Gender Mainstreaming Guidelines”, per l’integrazione delle tematiche di genere nelle future politiche nazionali keniote.

Per l’esecuzione delle attività di cooperazione, l’Italia si avvarrà di diversi strumenti di finanziamento, in considerazione del sempre maggior grado d’armonizzazione e allineamento dei procedimenti per l’utilizzo dell’APS nel Paese. Verrà seguito un approccio programme based, intendendo finanziare anche alcuni Multi Donor Trust Funds.

Particolare attenzione sarà riservata alle attività di monitoraggio e valutazione congiunta dei progressi nell’esecuzione del Programma. Sulla base di questo esercizio e laddove ritenuto necessario, saranno adottate le opportune decisioni al fine di assicurare la massima efficienza ed efficacia.

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Info

Popolazione
43.178.141
Crescita demografica
2,7 %
PIL
27.611.504.682 $
PIL pro capite
639 $
Fonte: OCSE

Gli aiuti nel tempo

Le variazioni negli anni delle risorse impegnante ed erogate per l'aiuto pubblico bilaterale e multi-bilaterale.



Impegnati
Erogati

Year Impegnati Erogati
2004 4.25585083e+12 3.453552234e+12
2005 4.38024117e+12 2.3224468e+12
2006 5.6687156915e+12 4.39551908547e+12
2007 7.32358243e+12 7.07161329e+12
2008 1.957528249e+13 7.21807103e+12
2009 6.27039341e+12 7.44223423e+12
2010 7.48868949e+12 1.014652478e+13
2011 3.871240999e+13 2.2629230835e+13
2012 3.97271e+12 3.36849e+12
2013 6.05326e+12 3.9929356e+12
2014 7.85554e+12 5.70166e+12
2015 2.493269832e+13 1.88530017139e+13
2016 5.00734983e+12 6.06602511e+12

L'Aiuto in numeri

Bilaterale e Multi-Bilaterale

52

I progetti della cooperazione italiana nel mondo

€ 4.255.851

I fondi complessivi impegnati

€ 3.453.552

I fondi complessivi erogati

Per cosa vengono utilizzati?

Lo scopo / settore di destinazione di un contributo bilaterale viene identificato rispondendo alla domanda "quale settore specifico della struttura economica e sociale del destinatario il trasferimento è destinato a promuovere". La classificazione per settore non fa riferimento al tipo di beni o servizi forniti dal donatore ma al settore a cui sono diretti: ad esempio la formazione in agricoltura non viene riportata nel settore Educazione ma Agricoltura, la costruzione di infrastrutture per lo stoccaggio agricolo non viene riportata nel settore Costruzione ma Agricoltura, ecc leggi tutto chiudi

Azione relativa al debito 1.424.673
Non specificato 1.381.631
Infrastrutture e servizi sociali 978.313
Settori produttivi 434.561
Sostegno al Bilancio ed alle importazioni 22.235
Infrastrutture economiche e servizi 12.938
Multisettoriale/trasversale 1.500

Con quali strumenti?

Identifica le modalità utilizzate nell’erogazione dell’aiuto e prende a riferimento il primo destinatario (ad esempio, il paese beneficiario, un organismo multilaterale, o un fondo comune) che riceve i fondi direttamente dal donatore. leggi tutto chiudi

Contributi al bilancio di organismi di cooperazione internazionale e a fondi comuni di donatori 972.141

Chi finanzia?

Enti governativi (a livello centrale, statale o locale) che finanziano le iniziative di Aiuto Pubblico allo Sviluppo con fondi attinti direttamente dal proprio bilancio.
  leggi tutto chiudi

AICS - Agenzia Italiana di Cooperazione e Sviluppo (DGCS fino al 2015) 1.620.764
CDP - Cassa Depositi e Prestiti 1.424.673
Amministrazioni Centrali 996.363
Amministrazioni Locali 214.051

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni della presenza italiana di cooperazione

La Cooperazione italiana è profondamente radicata nel Paese. Le attività della cooperazione governativa hanno avuto inizio nel 1985 con la ratifica di un primo accordo bilaterale tra i due Paesi, mentre risale al 1991 un importante accordo di programmazione triennale, del valore di circa 185 miliardi di lire. Nel 1997 è stata istituita l'Unità Tecnica Locale di Nairobi con competenza su Kenya, Somalia, Tanzania e Seychelles e, con le linee guida programmatiche 2011-2013, il Kenya ha acquisito per la Cooperazione italiana lo status di Paese prioritario, che mantiene ancora oggi. Nel corso degli ultimi 30 anni l’Italia ha rivolto verso Nairobi aiuti per oltre 134 milioni di euro a dono e circa 50 milioni di euro a credito d’aiuto.

Dal 2003 ha avuto inizio una stagione di riforme strutturali volte a rafforzare le Istituzioni, combattere la corruzione e favorire lo sviluppo economico. Lo stesso Governo kenyano ha più volte dichiarato di ispirarsi ai principi della Dichiarazione di Parigi in materia di Efficacia degli aiuti pubblici allo sviluppo e la Cooperazione italiana partecipa al coordinamento degli aiuti pubblici allo sviluppo sin dal 2004.

La priorità della cooperazione italo-kenyota è la lotta alla povertà, con particolare attenzione allo sviluppo rurale, all'acqua e alla salute, affiancate da interventi puntuali nel settore della riqualificazione delle aree urbane e periurbane degradate.

 

2. Altri donatori internazionali di rilievo, coordinamento e possibilità di divisione del lavoro, esercizi di valutazione congiunta (harmonization - armonizzazione)

La Cooperazione Italiana partecipa attivamente al processo di allineamento e coordinamento degli aiuti pubblici allo sviluppo sin dal 2004, quando fu creato il Donor Coordination Group (DCG) sulla scia del primo High Level Forum sull’efficacia degli aiuti, tenutosi Roma due anni prima. IL DCG riunisce le rappresentanze dei donatori internazionali .

Il dialogo tra la comunità dei donatori e il Governo kenyota avviene attraverso il Development Partnership Forum: riunione di alto livello in cui si discute semestralmente dei risultati conseguiti, delle priorità future per lo sviluppo del Kenya e di come gli aiuti internazionali possano contribuire alla realizzazione della Vision 2030. Sede di dialogo tra Governo e donatori è anche l’HAC Group (Harmonization, Alignment and Coordination) – ribattezzato successivamente AEG (Aid Effectiveness Group) - il quale è presieduto dal Governo del Kenya e coordina i lavori di diversi gruppi settoriali. Al di là delle riunioni di coordinamento, il documento specifico sull’efficacia degli aiuti è il Kenya Joint Assistance Strategy (KJAS), è stato approvato nel 2007 e rivisto nel 2009, esso contiene diverse raccomandazioni e stabilisce un Results Assessment Framework per valutare i risultati conseguiti.

Nel 2010, la Cooperazione Italiana ha partecipato alla firma del Joint Statement of Intent, documento programmatico finalizzato a definire gli obiettivi e le principali attività da realizzarsi da parte del Gruppo sull'Efficacia dell'aiuto. In tale contesto, è stato possibile finanziare attività di supporto alle controparti attraverso il Progetto di sostegno alle politiche sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo, fatto che ha permesso di garantire un ruolo attivo della Cooperazione Italiana nell'ambito del concerto dei donatori.

Obiettivo prioritario è quello di lavorare per perfezionare il processo di divisione del lavoro tra i donatori: alcuni settori restano ancora “orfani”, come lo sviluppo metropolitano di Nairobi, o quello della governance.

Il governo kenyota si è impegnato ad armonizzare la definizione dei settori d’intervento tra i suoi vari documenti: la Vision 2030, il Mid Term Plan e il Mid Term Expenditure Framework. La nuova definizione dei settori sarà poi utile per l’allineamento dei Sector Working Groups e lo sviluppo dei Sector Wide Approach, in un’ottica di maggiore e più efficiente concentrazione dell’aiuto.

Inoltre, i Paesi donatori europei si coordinano tra loro mediante un apposito consiglio (EUDC), le cui deliberazioni hanno acquisito maggiore importanza ed incisività in seguito all’approvazione del Codice di Condotta Europeo in materia di aiuti allo sviluppo.

A seguito della proposta avanzata dalla Commissione Europea nel corso della riunione dei Direttori Generali per la Cooperazione allo Sviluppo dell’UE (Bruxelles, 12.12.2012), relativa all’avvio della Programmazione Congiunta UE-Stati Membri, la DGCS ha identificato il Kenya come paese partner dell’iniziativa.

Nel corso del 2013 l’esercizio di Gestione Centralizzata Indiretta sarà finalizzato, anche grazie ad una missione di assistenza tecnica da Bruxelles richiesta dalla Delegazione dell’Unione Europea a Nairobi. Nonostante il processo sia ancora nelle sue prime fasi, la maggior parte degli Stati Membri, tra cui l’Italia, hanno confermato il proprio interesse a collaborare all’esercizio. In termini pratici, durante tutto il 2013 si procederà a stabilire (UE-Stati Membri) il piano d’azione per rendere effettiva la Programmazione Congiunta alla luce del Medium Term Plan 2.

 

3. Altre espressioni del Sistema italiano di Cooperazione presenti nel Paese (Ong, Università, enti locali, settore privato) ed eventuali modalità di un loro coinvolgimento

Sarà potenziata la collaborazione tra i vari attori italiani operanti sul territorio attraverso sinergie con le ONG, con la società civile e con autorità ed istituzioni locali italiane, nonché con operatori privati attivi in prevalenza nel settore turistico, al fine di valorizzare le peculiari caratteristiche del Sistema Italia basato su ampie autonomie amministrative e decisionali in un diffuso sistema solidaristico complementare all’azione centrale svolta dal Ministero degli Affari Esteri.

 

4. Obiettivi generali della cooperazione italiana nel Paese, loro condivisione con la controparte e loro coerenza con gli orientamenti internazionali in materia di efficacia dello sviluppo

Il Kenya Vision 2030, documento strategico per lo sviluppo del Paese, elaborato nel 2007, ha identificato tre pilastri per lo sviluppo del paese: economico; sociale; e politico. Per ogni pilastro, sono identificate azioni prioritarie per raggiungere tre specifici obiettivi: una crescita economica annua sostenuta al 10%, nei prossimi 25 anni; uno sviluppo equo e coeso, in un ambiente ecologicamente sostenibile e sicuro; una democrazia responsabile, incentrata sui cittadini e orientata ai risultati.

Sulla base dei traguardi raggiunti e delle difficoltà incontrate nell’attuazione del primo Mid Term Plan 2008- 2012, il 2012 ha visto l’avvio delle consultazioni per la preparazione del Mid term plan II 2013-2017, il nuovo piano d’azione quinquennale che affianca il Kenya Vision 2030.

Obiettivo principale per il secondo piano è la riduzione della povertà, con la creazione di un milione di posti di lavoro all’anno, promuovendo una “crescita inclusiva e verde”, con maggiori investimenti nell’educazione, sanità e agricoltura e favorendo un approccio basato sui diritti umani e sulla riduzione delle disuguaglianza sociali. Altra priorità del Mid Term Plan II sono le infrastrutture, in particolare la costruzione di nuovi bypass per ridurre le distanze con i Paesi confinanti. Si vuole investire, infine, sui trasporti e le comunicazione e si punta a rilanciare il settore turistico.

La Cooperazione Italiana si prefigge, nella prossima programmazione e nella definizione dei settori d’intervento, di tenere in considerazione le priorità di sviluppo del Paese, esplicitate in particolar modo nel Kenya Vision 2030 e nel documento strategico di coordinamento degli aiuti internazionali per le politiche di sviluppo nazionali (Kenya Joint Assistance Strategy – KJAS), oltre naturalmente agli Obiettivi del Millennio, come del resto già avvenuto nell’identificazione delle iniziative di cooperazione degli scorsi anni. La strategia italiana, inoltre, è accompagnata da una razionalizzazione territoriale al fine di conseguire gli obiettivi di sviluppo rurale e urbano stabiliti dalle strategie nazionali.

La Cooperazione italiana ha potuto sperimentare concretamente l’efficienza dei country systems nei casi in cui le iniziative siano oggetto di adeguato monitoraggio. Esempi, a tal proposito, sono rappresentati dai numerosi progetti finanziati dal sistema di conversione del debito (Kenya-Italy Debt for Development Programme) e dal Programma integrato di sviluppo di Ngomeni-Malindi, interamente gestiti dalle istituzioni pubbliche e governative secondo le procedure nazionali finanziarie e gestionali.

L’utilizzo dei sistemi nazionali sarà rafforzato, sulla base dei principi stabiliti nelle Dichiarazioni di Roma e Parigi e nella “Accra Agenda for Action” per il miglioramento dell’efficacia dell’Aiuto Pubblico allo

Sviluppo (APS). L’Italia si impegna a garantire una sostanziale continuità nel sostegno e una corretta prevedibilità degli impegni finanziari assunti.

Nel rispetto della regolamentazione keniota, l’Italia fa riferimento al Ministero delle Finanze per la notifica degli orientamenti di cooperazione allo sviluppo, in quanto organismo designato ad interloquire con i Paesi donatori. Il suddetto Ministero svolge una funzione di coordinamento e raccordo con gli altri Ministeri e con i Donatori allo scopo di conciliare le esigenze dei Paesi che forniscono APS con le richieste che confluiscono dai vari Ministeri, e di evitare sovrapposizioni e repliche nelle iniziative finanziate.

 

5. Settori prioritari d’intervento e risultati attesi

Mantenendo l’impegno a sostenere il Governo del Kenya nella lotta contro la povertà e nel perseguimento degli ODM, l’Italia, sulla base delle linee guida della Cooperazione Italiana, e d’intesa con le principali autorità governative keniote e con gli altri donatori presenti nel Paese, nonché sulla scorta dell’esperienza maturata, ha individuato quali settori prioritari il settore idrico, lo sviluppo urbano e lo sviluppo rurale. L’individuazione e la definizione dei predetti settori sono realizzate d’intesa con la società civile e con i rappresentanti delle ONG che operano sul territorio. La strategia italiana è incentrata sulla concentrazione settoriale degli interventi, accompagnata da una razionalizzazione territoriale degli stessi al fine di determinare un approccio strategico complessivo di lotta alla povertà, basato sul conseguimento degli obiettivi di sviluppo rurale e di sviluppo urbano stabiliti dalle strategie elaborate dal Governo keniota.

Per quanto concerne il settore idrico, l’Italia intende concentrare progressivamente i propri interventi nei sottosettori dell’irrigazione, della bonifica e della gestione delle risorse idriche, in un’ottica di conservazione ambientale e di sviluppo rurale. La scelta di tali sottosettori è dovuta sia alla pregressa esperienza maturata in questo ambito (la Cooperazione Italiana ha assunto una presenza considerevole grazie alle ingenti risorse investitevi dal Kenya-Italy Debt for Development Program e al lancio di importanti crediti d’aiuto), che all’esigenza di conformità alle direttive contenute nella Dichiarazione di Parigi e nell’Agenda di Accra in materia di divisione del lavoro.

Si intende pertanto privilegiare le iniziative volte a:

  • recuperare i terreni rurali degradati, mediante opportune tecniche di raccolta e di regimazione delle acque, e di sistemazione dei suoli;
  • incrementare la produzione agricola, mediante la valorizzazione irrigua di aree a ciò votate;
  • contribuire alla conservazione ambientale dei principali bacini imbriferi del Paese, tramite opportuni interventi concordati con le autorità nazionali preposte.

In merito al settore dello sviluppo urbano, l’Italia ha promosso il progetto di riqualificazione urbana dello slum di Korogocho. L’intervento, finanziato tramite i fondi messi a disposizione dall’accordo di conversione del debito ed in linea con le politiche nazionali di riferimento (i.e. KENSUP Kenya Slum Upgrading Programme) ed il VI Obiettivo del Millennio, si prefigge, da un lato, d’affrontare tutte le problematiche strutturali per una duratura riabilitazione urbana, dall’altro, d’intervenire a livello politico in merito alla questione della proprietà della terra, indispensabile per aumentare il livello di sicurezza degli abitanti delle baraccopoli. Oltre ad interventi infrastrutturali, il progetto, sulla base di un approccio olistico e partecipativo volto a risolvere le principali problematiche sociali ed urbanistiche legate alla riqualificazione dell’area, sostiene anche interventi nel settore sanitario ed idrico al fine d’assicurare un ampio impatto in termini di lotta alla povertà ed un reale miglioramento delle condizioni di vita.

Particolare attenzione viene dedicata alla tematica trasversale dell’uguaglianza di genere. In particolare, tramite il progetto di sostegno alle politiche sull’efficacia degli aiuti allo sviluppo, sono stati predisposti due documenti: il “Rapid Gender Assessment Report” e le “Gender Mainstreaming Guidelines”, per l’integrazione delle tematiche di genere nelle future politiche nazionali keniote.

Per l’esecuzione delle attività di cooperazione, l’Italia si avvarrà di diversi strumenti di finanziamento, in considerazione del sempre maggior grado d’armonizzazione e allineamento dei procedimenti per l’utilizzo dell’APS nel Paese. Verrà seguito un approccio programme based, intendendo finanziare anche alcuni Multi Donor Trust Funds.

Particolare attenzione sarà riservata alle attività di monitoraggio e valutazione congiunta dei progressi nell’esecuzione del Programma. Sulla base di questo esercizio e laddove ritenuto necessario, saranno adottate le opportune decisioni al fine di assicurare la massima efficienza ed efficacia.