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Sudan

Sudan

> Africa Sub-Sahariana

Info

Popolazione
37.195.349
Crescita demografica
2,08 %
PIL
43.459.528.216 $
PIL pro capite
1.168 $
Fonte: OCSE

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni principali della presenza della Cooperazione Italiana.

Il Sudan è un Paese prioritario ai sensi delle Linee Guida della Cooperazione italiana e, dal 2000 ad oggi, ha beneficiato di erogazioni a dono per un valore complessivo di circa 140 milioni di euro. Segnato da gravi squilibri tra centro e periferia, nonché carenza e degrado dei servizi pubblici essenziali (quali acqua, sanità, educazione) ed infrastrutture, il Sudan si trova ai livelli bassi della classifica generale dello sviluppo umano (171esimo su 187).  Nel 2011 il Paese ha vissuto un momento di profondo cambiamento dovuto alla secessione del Sud Sudan e alla conseguente perdita di oltre il 75% degli introiti petroliferi. La secessione, oltre ad avviare una profonda crisi economico-politico-finanziaria ed abbassare il tasso di crescita annuale del paese dal 10% registrato nel periodo 2006-2010 al 2,9% attuale,  è diventata elemento centrale della politica interna ed estera del paese, che è impegnato nella stabilizzazione dei rapporti con il Sud Sudan. A seguito della separazione e conseguente uscita dal Paese di molte organizzazioni che si occupavano del Sud Sudan e anche a causa delle forti limitazioni cui è sottoposto il Sudan (embargo e sanzioni USA) il governo sudanese ha adottato una politica di progressiva chiusura nei confronti degli operatori della Cooperazione Internazionale (Ong e Agenzie UN). Queste azioni si sono tradotte in forti limitazioni agli spostamenti sul territorio e all’accesso alle aree di progetto. In alcuni casi è anche sfociata nell’espulsione di alcune ONG ed istituzioni, da ultima la sospensione nel febbraio 2014 del Comitato della Croce Rossa Internazionale. La Cooperazione Italiana, nonostante la complessità e le difficoltà del contesto, aggravate dalle crisi in atto nel Darfur e nelle aree di confine al Sud del Paese, è stata sempre in grado di svolgere un ruolo positivo nel processo di pace e di sviluppo in Sudan. Questo in particolare grazie all’efficacia delle iniziative realizzate, ai rapporti di reciproca fiducia instaurati con le autorità governative locali e nazionali e all’adozione di un profilo politico moderato, favorevole al dialogo. Ciononostante, seppur in misura minore rispetto ad altre cooperazioni, anche la Cooperazione italiana incontra difficoltà nell’ottenimento dei visti e dei permessi di viaggio nel Paese.

Nel corso del 2013 l’attività della Cooperazione italiana in Sudan è proseguita conformemente alle indicazioni e Linee Guida della Cooperazione Italiana, con l’obiettivo di migliorare le condizioni socio-sanitarie delle popolazioni target e contribuire alla lotta alla povertà, coerentemente con le priorità del Paese, con i piani di sviluppo dello stesso e con gli Obiettivi del Millennio. Per quanto riguarda le attuali priorità geografiche, a partire dal 2011 si è cercato di orientare le nuove iniziative verso i tre Stati Orientali di Gedaref, Kassala e Red Sea. In quanto aree che presentano parametri socio-economici tra i più bassi del Paese e da cui emerge peraltro l’estrema fragilità del settore sanitario, settore prioritario per la Cooperazione italiana. Tali stati sono spesso stati abbandonati in passato a favore di aree che evidenziano elevati livelli di crisi di carattere umanitario (come il Darfur, i monti Nuba, la zona al confine con il Sud Sudan, ecc.) e che sono quindi già destinatarie di una consistente quota dell’APS (Aiuti Pubblici allo Sviluppo) internazionale. Grazie a questa decisione, il Sudan orientale vede ora una forte concentrazione di iniziative – sia bilaterali, che multilaterali – finanziate con i fondi dell’APS italiano, con evidenti ricadute positive sia a favore dei beneficiari che in termini sinergici e di visibilità del donatore. I positivi risultati conseguiti negli Stati dell’Est sono alla base della decisione della Commissione Europea di affidare alla C.I. due finanziamenti per attività di rafforzamento del sistema sanitario nel Sudan orientale. Il programma di 8.6 milioni di euro Promoting Qualitative Health Services in Eastern Sudan, a valere sul decimo Fondo Europeo di Sviluppo (FES), iniziato  a gennaio 2014 e proseguirà fino al 2016. Il secondo programma di 4.5 milioni di euro, a valere sul fondo dello strumento System de Stabilization des Ricettes d’Exportation (STABEX), è attualmente in fase di definizione per la firma dell’accordo di delega. Si tratta del primo caso in cui il MAE/DGCS, attraverso Ambasciata/UTL, assume il ruolo di “implementing partner” nell’ambito di un’iniziativa di cooperazione finanziata dalla UE.

 

2. Altri donatori internazionali, coordinamento e opportunità di divisione del lavoro, valutazioni congiunte (armonizzazione).

Dal punto di vista degli esborsi di APS, l’Italia non rientra tra i 10 maggiori donatori del Sudan, tra i quali spiccano Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Giappone, attivi prevalentemente nel Darfur e con interventi che a volte prevedono delle forme di coordinamento. Nell’ambito delle iniziative che dispongono di strutture di coordinamento, l’Italia, assieme ai Paesi Bassi, la Norvegia, il Regno Unito, la Svezia, il Canada, la Spagna, l’Islanda e la Grecia ha contribuito e partecipato alla gestione del Multi Donor Trust Fund -MDTF- (2005- 2013) della Banca Mondiale. Il Programma si è concluso nel dicembre 2013 e l’Italia ha deciso di trasferire i fondi residui nel Multi Partners Trust Fund volto a proseguire l’esperienza del MDTF.

Dal momento che non è stata ancora completata l’elaborazione del Poverty Reduction Strategy Paper, le forme di coordinamento tra i donatori operanti in Sudan sono prevalentemente di carattere “politico” o settoriali. Tra le prime, si segnala il monitoraggio relativo all’applicazione del Comprehensive Peace Agreement in particolare per quanto riguarda la componente umanitaria dello stesso; ed inoltre:

  • l’UN-Donors Group si riunisce mensilmente ed è presieduto dall’Humanitarian Coordinator, dai rappresentanti delle maggiori agenzie delle Nazioni Unite, dai Capi Missione e dai Direttori degli uffici di cooperazione;
  • L’Humanitarian Forum è indetto, sempre su base mensile, dall’Office for the Coordination of Humanitarian Aid e vi partecipano anche le ONG;
  • L’Informal Humanitarian Donors Group è invece un gruppo esclusivo per i donatori e riguarda soprattutto le emergenze;
  • L’High Level Committee, costituito da parti governative, quali i principali ministeri, da ONG, donatori e NU, è previsto dal Joint Communiqué for Darfur, che ha il compito di verificare l’applicazione dell’accordo firmato dalle Nazioni Unite e dal Governo per assicurare la funzionalità dell’aiuto umanitario in quella zona.

Piuttosto modesto è invece il coordinamento tecnico sulle tematiche dello sviluppo, spesso limitato ad ambiti settoriali (ad es. esiste un coordinamento per lo sviluppo del settore educativo, nell’ambito di un programma denominato IBES). L’incontro mensile tra i Direttori degli uffici di cooperazione dei Paesi europei ha un carattere prevalentemente informativo, vista anche l’impossibilità di applicare le norme sulla divisione del lavoro dal momento che il Sudan non ha firmato la convenzione di Cotonou.

 

3. Altre espressioni del sistema della Cooperazione Italiana nel Paese (ONG, Università, Autorità locali, settore privato) e strategie per il loro coinvolgimento.

Anche in considerazione della travagliata storia del Paese, le espressioni del sistema italiano di cooperazione in Sudan sono, al momento, necessariamente limitate e rappresentate da un esiguo numero di ONG (Emergency, Intersos, COOPI, COSV e OVCI) ed organizzazioni religiose (Comboniani, Salesiani) localizzate in Darfur, Nord Kordofan, Mar Rosso e Khartoum. ONG ed entità religiose sono impegnate in diversi settori: sanitario (anche specialistico), disabilità, educazione, formazione professionale e idrico. Le loro attività sono spesso complementari all’azione centrale svolta dal Ministero degli Affari Esteri. Alcune ONG hanno portato alla realizzazione di veri “centri di eccellenza”, riconosciuti ed apprezzati anche a livello internazionale (è il caso dell’ospedale cardiologico Salam di Khartoum, realizzato dalla ONG Emergency e del Centro per disabili di Khartoum, realizzato dalla ONG OVCI). Nonostante il riconoscimento dell’ottimo lavoro effettuato nel paese, anche questi attori incontrano tuttavia alcune difficoltà soprattutto per quanto riguarda il rilascio dei visti d’entrata per il proprio personale espatriato e l’ottenimento dei permessi per lo spostamento nelle aree di progetto. Il coinvolgimento del sistema universitario (anche grazie all’interessamento dell’Ambasciata/UTL) inizia a tradursi in concrete presenze volte ad ipotizzare precisi interventi di collaborazione tra Università (e Ministeri di riferimento) sudanesi e quelle italiane. I campi di possibile collaborazione sono al momento collegati con gli interventi che la DGCS sta realizzando nel settore sanità, ma si stanno aprendo anche possibili interessi nel settore dell’agricoltura e dell'agro-business. Tra le Università interessate ci sono Padova, Sassari, IUAV (Venezia), Siena. La nostra Ambasciata/UTL è costantemente impegnata in un’azione di coordinamento e di informazione tra tutti gli attori italiani di cooperazione presenti in Sudan.

 

4. Obiettivi generali della Cooperazione Italiana nel Paese, condivisione con le controparti e coerenza con le linee guida internazionali sull’efficacia dell’aiuto.

Dal punto di vista generale, la Cooperazione Italiana in Sudan, coerentemente con le azioni portate avanti dagli altri rappresentanti della comunità internazionale, svolge un’azione di sostegno alla popolazione sudanese, attraverso la realizzazione di iniziative di lotta alla povertà e di miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e formativo-educative delle popolazioni target. Quanto precede è altresì in linea con le priorità del Paese, con i piani di sviluppo dello stesso e con gli Obiettivi del Millennio. In tale contesto, è stata costantemente ricercata la collaborazione con il Governo nazionale, adottando tutte le forme di coordinamento applicabili nel quadro dei Principi sugli Stati fragili e delle dichiarazioni di Accra, Parigi e Busan. Tuttavia il Sudan, non avendo ancora approvato in via definitiva il Poverty Reduction Strategy Paper (PRSP), non può accedere alle forme di assistenza previste dall’iniziativa HIPC per la cancellazione del debito. Si ribadisce infine che il Sudan non ha sottoscritto l’Accordo di Cotonou. Stante quanto precede, la debolezza delle istituzioni locali e la conseguente carenza di meccanismi condivisi con il Governo (ad es. in termini di obiettivi specifici da perseguire e di un sistema di verifica dei risultati raggiunti), non favorisce la rapidità di esecuzione delle iniziative. Quest’ultima potrebbe essere migliorata attraverso la sottoscrizione, quando ve ne saranno le condizioni, di uno specifico Accordo Tecnico di cooperazione allo sviluppo bilaterale.

 

5. Settori d’intervento e risultati attesi.

Gli attuali settori di intervento della Cooperazione Italiana in Sudan sono sanità, sviluppo rurale/lotta alla povertà, tutela dei disabili e tematiche trasversali quali genere, formazione ed educazione.

Le principali tematiche affrontate nell’ambito dei suddetti settori e le finalità degli stessi sono i seguenti:

  1. Sanità: miglioramento dell’assistenza materna, neonatale ed infantile, nonché controllo delle malattie infettive, dell’educazione sanitaria, della prevenzione e della diagnosi precoce. Favorire l’accesso ai servizi di base e miglioramento qualitativo dello stesso. Potenziamento del sistema sanitario pubblico ed in particolare della Primary Health Care, a livello anche decentrato. Rafforzamento del Sistema Informativo Sanitario;
  2. Sviluppo rurale/lotta alla povertà attraverso la realizzazione di impianti idrici comunitari (per uso domestico e abbeveraggio bestiame); sistemi di distribuzione dell’acqua (a scuole e centri sanitari) e realizzazione di piccole dighe (per canalizzare l’acqua e irrigare). Contribuire al miglioramento della qualità della vita, in termini di igiene, salute e produttività dei terreni delle comunità locali. Nel settore idrico, attraverso la realizzazione di piccole dighe e sistemi di distribuzione dell’acqua s’intende contribuire al miglioramento della qualità della vita e della salute dei beneficiari;
  3. Tutela dei disabili: inclusione dei disabili nelle attività formative ed interventi ad hoc sul canale ONG. Tematiche trasversali:
    -Formazione: rappresenta una componente trasversale a tutte le iniziative in corso ed in qualche caso ne costituisce l’attività principale (ad es. nelle iniziative del settore sanitario). É finalizzata a favorire l’accesso al mondo del lavoro e la reintegrazione sociale (quando si tratta di formazione professionale per persone disabili, sfollati interni o rifugiati);
    -Educazione: riguarda essenzialmente l’educazione primaria, con lo scopo di aumentare l’accesso universale all’istruzione primaria, promuovere il completamento del ciclo di studi, favorire l’eguaglianza di genere, migliorare le infrastrutture scolastiche e accrescere la qualità dell’istruzione di base;
    -Tematiche di genere: rappresentano una componente trasversale delle iniziative in Sudan (prediligere la formazione della componente femminile e il suo empowerment), oltre ad essere oggetto di specifici interventi (assistenza psicologica e medica alle donne vittime di violenza nelle aree del Darfur e trattamento delle fistole vaginali);
    -Altri settori oggetto di singole iniziative della C.I. in Sudan sono lo sviluppo industriale, la tutela dell'ambiente e lo sminamento. 
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Info

Popolazione
37.195.349
Crescita demografica
2,08 %
PIL
43.459.528.216 $
PIL pro capite
1.168 $
Fonte: OCSE

Gli aiuti nel tempo

Le variazioni negli anni delle risorse impegnante ed erogate per l'aiuto pubblico bilaterale e multi-bilaterale.



Impegnati
Erogati

Year Impegnati Erogati
2004 1.119933643e+13 1.3583114097e+13
2005 1.355163081e+13 1.452413224e+13
2006 1.05550998675e+13 9.95728935412e+12
2007 1.498734791e+13 1.455862217e+13
2008 2.32756617e+13 2.433808437e+13
2009 1.434760961e+13 1.420952064e+13
2010 1.133640988e+13 9.63873616e+12
2011 1.242658772e+13 1.2815743e+13
2012 6.41506e+12 7.46366e+12
2013 4.19547e+12 3.36105e+12
2014 7.72032e+12 6.65647e+12
2015 1.177580166e+13 1.255593492e+13
2016 9.06692375e+12 8.4083417e+12

L'Aiuto in numeri

Bilaterale e Multi-Bilaterale

38

I progetti della cooperazione italiana nel mondo

€ 13.551.631

I fondi complessivi impegnati

€ 14.524.132

I fondi complessivi erogati

Per cosa vengono utilizzati?

Lo scopo / settore di destinazione di un contributo bilaterale viene identificato rispondendo alla domanda "quale settore specifico della struttura economica e sociale del destinatario il trasferimento è destinato a promuovere". La classificazione per settore non fa riferimento al tipo di beni o servizi forniti dal donatore ma al settore a cui sono diretti: ad esempio la formazione in agricoltura non viene riportata nel settore Educazione ma Agricoltura, la costruzione di infrastrutture per lo stoccaggio agricolo non viene riportata nel settore Costruzione ma Agricoltura, ecc leggi tutto chiudi

Infrastrutture e servizi sociali 6.256.347
Multisettoriale/trasversale 3.040.721
Aiuto umanitario 2.557.759
Non specificato 1.696.803

Con quali strumenti?

Identifica le modalità utilizzate nell’erogazione dell’aiuto e prende a riferimento il primo destinatario (ad esempio, il paese beneficiario, un organismo multilaterale, o un fondo comune) che riceve i fondi direttamente dal donatore. leggi tutto chiudi

Contributi al bilancio di organismi di cooperazione internazionale e a fondi comuni di donatori 1.059.896

Chi finanzia?

Enti governativi (a livello centrale, statale o locale) che finanziano le iniziative di Aiuto Pubblico allo Sviluppo con fondi attinti direttamente dal proprio bilancio.
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AICS - Agenzia Italiana di Cooperazione e Sviluppo (DGCS fino al 2015) 12.837.056
Amministrazioni Centrali 665.750
Amministrazioni Locali 48.825

Le politiche di cooperazione nel Paese

1. Inquadramento e motivazioni principali della presenza della Cooperazione Italiana.

Il Sudan è un Paese prioritario ai sensi delle Linee Guida della Cooperazione italiana e, dal 2000 ad oggi, ha beneficiato di erogazioni a dono per un valore complessivo di circa 140 milioni di euro. Segnato da gravi squilibri tra centro e periferia, nonché carenza e degrado dei servizi pubblici essenziali (quali acqua, sanità, educazione) ed infrastrutture, il Sudan si trova ai livelli bassi della classifica generale dello sviluppo umano (171esimo su 187).  Nel 2011 il Paese ha vissuto un momento di profondo cambiamento dovuto alla secessione del Sud Sudan e alla conseguente perdita di oltre il 75% degli introiti petroliferi. La secessione, oltre ad avviare una profonda crisi economico-politico-finanziaria ed abbassare il tasso di crescita annuale del paese dal 10% registrato nel periodo 2006-2010 al 2,9% attuale,  è diventata elemento centrale della politica interna ed estera del paese, che è impegnato nella stabilizzazione dei rapporti con il Sud Sudan. A seguito della separazione e conseguente uscita dal Paese di molte organizzazioni che si occupavano del Sud Sudan e anche a causa delle forti limitazioni cui è sottoposto il Sudan (embargo e sanzioni USA) il governo sudanese ha adottato una politica di progressiva chiusura nei confronti degli operatori della Cooperazione Internazionale (Ong e Agenzie UN). Queste azioni si sono tradotte in forti limitazioni agli spostamenti sul territorio e all’accesso alle aree di progetto. In alcuni casi è anche sfociata nell’espulsione di alcune ONG ed istituzioni, da ultima la sospensione nel febbraio 2014 del Comitato della Croce Rossa Internazionale. La Cooperazione Italiana, nonostante la complessità e le difficoltà del contesto, aggravate dalle crisi in atto nel Darfur e nelle aree di confine al Sud del Paese, è stata sempre in grado di svolgere un ruolo positivo nel processo di pace e di sviluppo in Sudan. Questo in particolare grazie all’efficacia delle iniziative realizzate, ai rapporti di reciproca fiducia instaurati con le autorità governative locali e nazionali e all’adozione di un profilo politico moderato, favorevole al dialogo. Ciononostante, seppur in misura minore rispetto ad altre cooperazioni, anche la Cooperazione italiana incontra difficoltà nell’ottenimento dei visti e dei permessi di viaggio nel Paese.

Nel corso del 2013 l’attività della Cooperazione italiana in Sudan è proseguita conformemente alle indicazioni e Linee Guida della Cooperazione Italiana, con l’obiettivo di migliorare le condizioni socio-sanitarie delle popolazioni target e contribuire alla lotta alla povertà, coerentemente con le priorità del Paese, con i piani di sviluppo dello stesso e con gli Obiettivi del Millennio. Per quanto riguarda le attuali priorità geografiche, a partire dal 2011 si è cercato di orientare le nuove iniziative verso i tre Stati Orientali di Gedaref, Kassala e Red Sea. In quanto aree che presentano parametri socio-economici tra i più bassi del Paese e da cui emerge peraltro l’estrema fragilità del settore sanitario, settore prioritario per la Cooperazione italiana. Tali stati sono spesso stati abbandonati in passato a favore di aree che evidenziano elevati livelli di crisi di carattere umanitario (come il Darfur, i monti Nuba, la zona al confine con il Sud Sudan, ecc.) e che sono quindi già destinatarie di una consistente quota dell’APS (Aiuti Pubblici allo Sviluppo) internazionale. Grazie a questa decisione, il Sudan orientale vede ora una forte concentrazione di iniziative – sia bilaterali, che multilaterali – finanziate con i fondi dell’APS italiano, con evidenti ricadute positive sia a favore dei beneficiari che in termini sinergici e di visibilità del donatore. I positivi risultati conseguiti negli Stati dell’Est sono alla base della decisione della Commissione Europea di affidare alla C.I. due finanziamenti per attività di rafforzamento del sistema sanitario nel Sudan orientale. Il programma di 8.6 milioni di euro Promoting Qualitative Health Services in Eastern Sudan, a valere sul decimo Fondo Europeo di Sviluppo (FES), iniziato  a gennaio 2014 e proseguirà fino al 2016. Il secondo programma di 4.5 milioni di euro, a valere sul fondo dello strumento System de Stabilization des Ricettes d’Exportation (STABEX), è attualmente in fase di definizione per la firma dell’accordo di delega. Si tratta del primo caso in cui il MAE/DGCS, attraverso Ambasciata/UTL, assume il ruolo di “implementing partner” nell’ambito di un’iniziativa di cooperazione finanziata dalla UE.

 

2. Altri donatori internazionali, coordinamento e opportunità di divisione del lavoro, valutazioni congiunte (armonizzazione).

Dal punto di vista degli esborsi di APS, l’Italia non rientra tra i 10 maggiori donatori del Sudan, tra i quali spiccano Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Giappone, attivi prevalentemente nel Darfur e con interventi che a volte prevedono delle forme di coordinamento. Nell’ambito delle iniziative che dispongono di strutture di coordinamento, l’Italia, assieme ai Paesi Bassi, la Norvegia, il Regno Unito, la Svezia, il Canada, la Spagna, l’Islanda e la Grecia ha contribuito e partecipato alla gestione del Multi Donor Trust Fund -MDTF- (2005- 2013) della Banca Mondiale. Il Programma si è concluso nel dicembre 2013 e l’Italia ha deciso di trasferire i fondi residui nel Multi Partners Trust Fund volto a proseguire l’esperienza del MDTF.

Dal momento che non è stata ancora completata l’elaborazione del Poverty Reduction Strategy Paper, le forme di coordinamento tra i donatori operanti in Sudan sono prevalentemente di carattere “politico” o settoriali. Tra le prime, si segnala il monitoraggio relativo all’applicazione del Comprehensive Peace Agreement in particolare per quanto riguarda la componente umanitaria dello stesso; ed inoltre:

  • l’UN-Donors Group si riunisce mensilmente ed è presieduto dall’Humanitarian Coordinator, dai rappresentanti delle maggiori agenzie delle Nazioni Unite, dai Capi Missione e dai Direttori degli uffici di cooperazione;
  • L’Humanitarian Forum è indetto, sempre su base mensile, dall’Office for the Coordination of Humanitarian Aid e vi partecipano anche le ONG;
  • L’Informal Humanitarian Donors Group è invece un gruppo esclusivo per i donatori e riguarda soprattutto le emergenze;
  • L’High Level Committee, costituito da parti governative, quali i principali ministeri, da ONG, donatori e NU, è previsto dal Joint Communiqué for Darfur, che ha il compito di verificare l’applicazione dell’accordo firmato dalle Nazioni Unite e dal Governo per assicurare la funzionalità dell’aiuto umanitario in quella zona.

Piuttosto modesto è invece il coordinamento tecnico sulle tematiche dello sviluppo, spesso limitato ad ambiti settoriali (ad es. esiste un coordinamento per lo sviluppo del settore educativo, nell’ambito di un programma denominato IBES). L’incontro mensile tra i Direttori degli uffici di cooperazione dei Paesi europei ha un carattere prevalentemente informativo, vista anche l’impossibilità di applicare le norme sulla divisione del lavoro dal momento che il Sudan non ha firmato la convenzione di Cotonou.

 

3. Altre espressioni del sistema della Cooperazione Italiana nel Paese (ONG, Università, Autorità locali, settore privato) e strategie per il loro coinvolgimento.

Anche in considerazione della travagliata storia del Paese, le espressioni del sistema italiano di cooperazione in Sudan sono, al momento, necessariamente limitate e rappresentate da un esiguo numero di ONG (Emergency, Intersos, COOPI, COSV e OVCI) ed organizzazioni religiose (Comboniani, Salesiani) localizzate in Darfur, Nord Kordofan, Mar Rosso e Khartoum. ONG ed entità religiose sono impegnate in diversi settori: sanitario (anche specialistico), disabilità, educazione, formazione professionale e idrico. Le loro attività sono spesso complementari all’azione centrale svolta dal Ministero degli Affari Esteri. Alcune ONG hanno portato alla realizzazione di veri “centri di eccellenza”, riconosciuti ed apprezzati anche a livello internazionale (è il caso dell’ospedale cardiologico Salam di Khartoum, realizzato dalla ONG Emergency e del Centro per disabili di Khartoum, realizzato dalla ONG OVCI). Nonostante il riconoscimento dell’ottimo lavoro effettuato nel paese, anche questi attori incontrano tuttavia alcune difficoltà soprattutto per quanto riguarda il rilascio dei visti d’entrata per il proprio personale espatriato e l’ottenimento dei permessi per lo spostamento nelle aree di progetto. Il coinvolgimento del sistema universitario (anche grazie all’interessamento dell’Ambasciata/UTL) inizia a tradursi in concrete presenze volte ad ipotizzare precisi interventi di collaborazione tra Università (e Ministeri di riferimento) sudanesi e quelle italiane. I campi di possibile collaborazione sono al momento collegati con gli interventi che la DGCS sta realizzando nel settore sanità, ma si stanno aprendo anche possibili interessi nel settore dell’agricoltura e dell'agro-business. Tra le Università interessate ci sono Padova, Sassari, IUAV (Venezia), Siena. La nostra Ambasciata/UTL è costantemente impegnata in un’azione di coordinamento e di informazione tra tutti gli attori italiani di cooperazione presenti in Sudan.

 

4. Obiettivi generali della Cooperazione Italiana nel Paese, condivisione con le controparti e coerenza con le linee guida internazionali sull’efficacia dell’aiuto.

Dal punto di vista generale, la Cooperazione Italiana in Sudan, coerentemente con le azioni portate avanti dagli altri rappresentanti della comunità internazionale, svolge un’azione di sostegno alla popolazione sudanese, attraverso la realizzazione di iniziative di lotta alla povertà e di miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e formativo-educative delle popolazioni target. Quanto precede è altresì in linea con le priorità del Paese, con i piani di sviluppo dello stesso e con gli Obiettivi del Millennio. In tale contesto, è stata costantemente ricercata la collaborazione con il Governo nazionale, adottando tutte le forme di coordinamento applicabili nel quadro dei Principi sugli Stati fragili e delle dichiarazioni di Accra, Parigi e Busan. Tuttavia il Sudan, non avendo ancora approvato in via definitiva il Poverty Reduction Strategy Paper (PRSP), non può accedere alle forme di assistenza previste dall’iniziativa HIPC per la cancellazione del debito. Si ribadisce infine che il Sudan non ha sottoscritto l’Accordo di Cotonou. Stante quanto precede, la debolezza delle istituzioni locali e la conseguente carenza di meccanismi condivisi con il Governo (ad es. in termini di obiettivi specifici da perseguire e di un sistema di verifica dei risultati raggiunti), non favorisce la rapidità di esecuzione delle iniziative. Quest’ultima potrebbe essere migliorata attraverso la sottoscrizione, quando ve ne saranno le condizioni, di uno specifico Accordo Tecnico di cooperazione allo sviluppo bilaterale.

 

5. Settori d’intervento e risultati attesi.

Gli attuali settori di intervento della Cooperazione Italiana in Sudan sono sanità, sviluppo rurale/lotta alla povertà, tutela dei disabili e tematiche trasversali quali genere, formazione ed educazione.

Le principali tematiche affrontate nell’ambito dei suddetti settori e le finalità degli stessi sono i seguenti:

  1. Sanità: miglioramento dell’assistenza materna, neonatale ed infantile, nonché controllo delle malattie infettive, dell’educazione sanitaria, della prevenzione e della diagnosi precoce. Favorire l’accesso ai servizi di base e miglioramento qualitativo dello stesso. Potenziamento del sistema sanitario pubblico ed in particolare della Primary Health Care, a livello anche decentrato. Rafforzamento del Sistema Informativo Sanitario;
  2. Sviluppo rurale/lotta alla povertà attraverso la realizzazione di impianti idrici comunitari (per uso domestico e abbeveraggio bestiame); sistemi di distribuzione dell’acqua (a scuole e centri sanitari) e realizzazione di piccole dighe (per canalizzare l’acqua e irrigare). Contribuire al miglioramento della qualità della vita, in termini di igiene, salute e produttività dei terreni delle comunità locali. Nel settore idrico, attraverso la realizzazione di piccole dighe e sistemi di distribuzione dell’acqua s’intende contribuire al miglioramento della qualità della vita e della salute dei beneficiari;
  3. Tutela dei disabili: inclusione dei disabili nelle attività formative ed interventi ad hoc sul canale ONG. Tematiche trasversali:
    -Formazione: rappresenta una componente trasversale a tutte le iniziative in corso ed in qualche caso ne costituisce l’attività principale (ad es. nelle iniziative del settore sanitario). É finalizzata a favorire l’accesso al mondo del lavoro e la reintegrazione sociale (quando si tratta di formazione professionale per persone disabili, sfollati interni o rifugiati);
    -Educazione: riguarda essenzialmente l’educazione primaria, con lo scopo di aumentare l’accesso universale all’istruzione primaria, promuovere il completamento del ciclo di studi, favorire l’eguaglianza di genere, migliorare le infrastrutture scolastiche e accrescere la qualità dell’istruzione di base;
    -Tematiche di genere: rappresentano una componente trasversale delle iniziative in Sudan (prediligere la formazione della componente femminile e il suo empowerment), oltre ad essere oggetto di specifici interventi (assistenza psicologica e medica alle donne vittime di violenza nelle aree del Darfur e trattamento delle fistole vaginali);
    -Altri settori oggetto di singole iniziative della C.I. in Sudan sono lo sviluppo industriale, la tutela dell'ambiente e lo sminamento.